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Quando mia sorella Giovanna mi fece la pasta


di sexitraumer
02.12.2008    |    108.286    |    8 8.6
"Cercavo di resistere perché volevo venirmene del suo cazzone che da qualche minuto mi spadroneggiava in bocca..."
Amici miei, non potrò mai dimenticare la sera in cui mia sorella Giovanna decise di prepararmi una pasta al tonno più parente del demonio che del genere umano. Permettete ? … io mi chiamo Paolo, e sono un ragazzo biondo di 23 anni … ehi … dico … beh ? … Ah ! Ciao ! Che vuoi ? … Salve ci sono anch’io: mi chiamo Giovanna e sono una discreta ragazza mora di 19 anni, sorella di Paolo. Sapete che vi dico ? Che stavolta racconto io ! Mio fratello Paolo starà a sentire. I nostri (sempre ignari) genitori non erano in casa quel 13 ottobre di due anni fa; questo è ciò che accadde tra di noi: tra i miei hobby di ragazza c’è quello della cucina. Devo ammettere che forse la vera responsabile del nostro incesto sono stata più io che lui. Dentro casa ho sempre girato in libertà. Shorts, t-shirt, mini gonna, camicie jeans (sbottonate quasi sempre) e camicette (alcune ai limiti della trasparenza), mutande e canottierina … e fino a quel giorno mio fratello Paolo mi aveva sempre rispettato. Sapevo anche che a partire più o meno dai miei 14 anni aveva preso a spiarmi con una certa frequenza tra bagno e stanzetta mia; io, e solo di tanto in tanto, gli lasciavo intravedere di proposito qualche capezzolo delle mie tette di terza misura e la parte di sopra della mia fica, i peli o poco più. Non smutandavo in pieno davanti a lui se non di spalle, il che voleva dire che era diventato un esperto del mio culo da dietro la toppa della porta del bagno. Se era riuscito a vedermi nuda sul davanti almeno una volta, pazienza. Se però voleva continuare a spiarmi che soffrisse ! Lui comunque mi rispettava ed io in fondo ci provavo un qualche gusto. Il problema però è che mio fratello Paolo, pur essendo un bravo ragazzo, una sua donna non è a tutt’oggi riuscito a trovarsela … la situazione era ormai diventata un tantino malata, quasi purulenta. Una svolta bisognava farla. Il circolo rischiava di diventare vizioso. I suoi giornali porno (troppi) li ho sempre letti anch’io, e fino all’ultima pagina, fin dai 16 anni, ed un paio di volte mi ci sono fatta pure un sbrodoloso ditalino. Lui li nascondeva (male) dietro le cornici a giorno della sua stanza che avevano un cm buono di spessore. Io per non imbarazzare lui e perché nostra madre non gli desse problemi quando ero minorenne mi tenevo lontana dalla sua stanza, salvo poi andarci quando ero sola in casa. Leggevo, guardavo, e in qualche caso mi toccavo. Il sesso stampato arrapa anche noi femmine, cosa vi credete ? Beh quel giorno niente lasciava presagire la nostra congiunzione calda e piena. Scambiammo i nostri fluidi bollenti per una giornata intera; poi a mente fredda il giorno dopo presi la pillola per scongiurare ogni sgradita ed ovvia conseguenza. Ma … andiamo con ordine: i nostri genitori erano partiti la mattina presto per andare a trovare dei parenti in provincia di Taranto; noi invece abitiamo in un non famoso né piccolo, nondimeno grazioso paese con annesso palazzo baronale in Terra d’Otranto. Non vi posso dire quale. Mi esporrei troppo. Verso le dieci ero uscita di buon mattino a fare un po’ di spesa al supermarket; mi orientai per una pasta al tonno; ma niente sugo pronto … comprai personalmente tutti gli ingredienti: tonno, alici, passata di pomodoro, olive e capperi. Noi in Salento la pasta al tonno la facciamo parecchio peccaminosa di gola. Certo noi infatti peccammo e molto di più della pasta. Vedrete fra poco di quali descrizioni è capace una donna, una femmina, una sorella. Verso le dodici Paolo (fresco, immagino, di una sega riuscita bene con l’aiuto del suo dvd in camera sua) scese dabbasso dove io in cucina mi stavo dedicando al sugo. Indossavo solo una camicetta jeans sbottonata alla mia maniera (abbottonavo solo uno dei bottoni in basso e nemmeno l’ultimo). La gonna me l’ero appena tolta e le mie mutandine bianche erano occultate dall’ampia camicia. Ai piedi solo le ciabatte da casa. A mio fratello Paolo regalai l’ovvia visione delle mie cosce e gambe nude. Mi ero depilata da un paio di giorni, con lui assente da casa. Il mio ragazzo, Roberto un sottufficiale della marina a Bari, aveva potuto godersele le mie gambe depilate freschissime. Mai avrei sospettato che due giorni dopo l’avrei data io stessa a mio fratello. Si sedette al tavolo, ozioso come quasi sempre, dopo essersi servito e bevuto un po’ di coca cola dal frigo. Un bravissimo pigro che quel giorno non aveva università. Gli chiesi di come gli andasse e mi disse che andava al solito, il che voleva dire: male. All’università ragazze disposte a stare con lui non ce ne erano. Non chiedetemi da che dipende. Non ve lo saprei dire, anche se lui abbastanza timido lo è. Io mentre preparavo il sugo mi accorsi che non mi andava di macchiare il reggiseno bianco per cui dopo essermelo tolto con una rapida manovra disinvolta (troppo?) sotto la camicetta lo diedi a mio fratello perché lo portasse fuori dalla cucina al sicuro dagli zampilli del soffritto. Lo fece senza discutere anche se lo gettò sul nostro divano. E va bene, tanto non aspettavamo visite. Io stessa avevo il seno ragionevolmente coperto. Lo spacco del seno restava ampiamente visibile, ma le tette complete no. Stavolta lo spessore del capo di abbigliamento non consentiva la visione dei capezzoli. Cucinai chinata col petto in parte verso la pentola e verso il tavolo con i condimenti. Lui restava seduto ad osservarmi e a tratti si toccava con una certa decisione. Facevo finta di non vedere, o meglio di non percepire, così se voleva spararsi una piccola seghetta del tipo mano in tasca, o uno struscìo di cappella contro le sue mutande avrebbe potuto farlo. L’idea che lo facevo sborrare dentro mi dava della curiosa gaiezza dentro la mia mente. Mio fratello Paolo teneva la mano destra sotto i pantaloni davanti a me. Io sono una donna fortunata alta circa un metro e settanta con un bel paio di occhi marroni; lui invece è un biondo (roscetto) di uno e sessantotto. Il mio corpo è snello, alto, slanciato. Il suo è un po’ panzottino, ma non è affatto obeso. I miei capelli castani sono di lunghezza media e la mia fica, come vide mio fratello era pelosa, scura e regolare. La mia finta ipocrisia terminò dopo una di minuti quando venne il momento di mettere il sugo nella pentola. Gli dissi:
“… Se sei già venuto … dammi il sugo !...”
“Ma che cazzo dici … ecco … tieni !”
“Non avevi sborrato prima nella stanza tua ? … Eccone un’altra adesso! Guarda che ti esaurisci
“… quanti colpi ? A quanto pare io sono meglio di una porno attrice … allora quanti ?”
Ridevo e la cosa non so se lo mettesse a disagio:
“ Tre ! … brava! … centro ! … Vado a cambiarmi.”
Ignorai la sua ironia e lo comandai:
“Ti cambi dopo ! Adesso passami la pasta che l’acqua bolle … ah no aspetta,… il sale prima !”
Mi passò la pasta e una manciata di sale che mise direttamente nella pentola dell’acqua bollente. All’improvviso, piazzatosi dietro di me, mi prese per i fianchi e diede un deciso colpo di bacino sul mio culo. Il suo cazzo non più duro (ormai doveva aver eiaculato da cinque minuti) non lo sentii, ma la presa non mi piacque; mi liberai con uno strattone dei miei gomiti e gli diedi un calcio di tacco a piede nudo, come una cavalla. Si accasciò a terra con le mani nel basso ventre. Aveva accusato il colpo. Ignorai i suoi lamenti e pensai alla pasta. Dopo una ventina di minuti cominciai a dispiacermi per lui; in fondo lo avevo provocato e non poco. Cercai di incoraggiarlo avendolo abbondantemente perdonato, per cui gli dissi con noncuranza:
“Vai ad apparecchiare ! Tra venti minuti o anche prima è pronto.”
Lui non disse nulla. Si limitò ad eseguire. Andò ad apparecchiare in soggiorno. Io intanto pensavo e rimuginavo riflettendo … se gliela dessi in fondo chi lo saprebbe oggi ?! Nessuno, a meno che lui non lo vada a raccontare. Cosa mi potrebbe mai impedire di far felice un ragazzo sfortunato? Oggi è oggi e domani ci penseremo domani ! I nostri tornano dopo domani mattina … Ma sì oggi e solo oggi gliela avrei data. Avrebbe avuto gratis tutto il mio corpo anche perché una certa decisione l’avevo già presa. Lo avrebbe saputo l’indomani mio fratello.
“…beh ho colpito troppo forte ?”
“Sì, vaffanculo !”
“Vacci tu! Sono tua sorella!...o no?!”
“Sei pure una gran fica!...forse con un po’ di stronzaggine … nella media comunque. Porc...ma vaff”
Ignorai la debole ironia della sua precisazione. Decisi di prendere coraggio con me stessa e gli dissi:
“In frigo c’è ancora il limoncello ?”
“Sì … una mezza bottiglietta! Quella piccola!”
“Dammelo !”
Una parte di me stessa, anche se generosa verso l’infelice fratello, voleva procurarsi del torpore alcoolico per abbassare le inibizioni in generale. A mente fredda e fresca sarei stata obbligata a razionalizzare. Lo versai in un piccolo bicchiere e me lo bevvi tutto di un fiato. Il caldo della gradazione alcoolica mi arrossò la faccia ed il petto. Una piccola euforia si impossessò presto di me. Mi tolsi il camicione e restai con le sole mutande davanti a lui imbambolato a guardarmi le tette. Poteva vedere tutto il mio magnifico corpo. Mi tolsi pure le mutande e gli offrii la vista del mio triangolo boscoso. Lui baccalà a due metri non credeva ai suoi occhi stanchi dalle due seghe di prima.
“Dimentica la botta di prima! Dì ce l’hai ancora con me ?”
“…”
“Senti ti offro questa sola possibilità: oggi e solo oggi finché stanotte non crolli dal sonno, insomma mi puoi avere tutta, oggi e basta. Quello che vuoi tu … fica … tette … culo … bocca … ma da domani torni alle tue seghe senza toccarmi più. Ti va l’offerta ?”
Glielo domandai in piedi, eretta, nuda, e imperiosa come una modella di Helmut Newton.
“Cosa?”
“Te la do, imbranato! Per oggi solamente comunque e da domani di nuovo seghe !”
“Ma…”
“Spegni il cellulare! Chiudi la porta di casa … abbassa le persiane … oggi niente contatti con l’esterno. Lascia attaccato il telefono di casa casomai chiamano mamma e papà …”
In cinque minuti seguì tutte le mie istruzioni. Intanto la pasta era pronta e quando tornò ancora vestito mi chiese:
“Sei sicura o è uno scherzo ?”
Io decisa gli dissi:
“Spogliati ! Mangeremo nudi! Come una coppietta innamorata!”
Si spogliò davanti a me tirando fuori il suo pisello rosso e sborracchiato . Era ancora eccitato, grande, ma penzoloni. Poco male! Tra qualche minuto sarebbe stato di nuovo in tiro. Scodellai nuda la pasta e lui mi aiutò come poteva. Andò servizievole a prendere i piatti ed i sottopiatti. Io vi misi pasta e sugo; lui prese il vino dal frigo e ci accomodammo a tavola pronti a mangiare. Dopo un paio di secondi a mio fratello venne un’idea. Mi chiese infatti:
“Siediti sul mio cazzo … poi lasciami fare!”
Lo accontentai e mi sedetti al posto su di lui scaldandogli il cazzo con il mio culo ed il mio inguine. La mia schiena poggiava sulla sua pancia fino al suo torace. Mi aspettavo di venire frugata, cercata, in tette e fica ed invece lui prese del condimento dal piatto e mi ci bagnò le tette spalmandolo un po’ dappertutto. Per un secondo avrei voluto staccarmi, ma ricordai la mia offerta e rimasi ferma a farmi “condire”. Tutto il mio corpo davanti era una gigantesca macchia rossa di sugo ed olio. Tutto sommato mi piaceva. Senza toccarmi la fica mi chiese:
“Alzati piano piano e stenditi sulla tovaglia!”
Era lavabilissima, di plastica, per cui non feci obiezioni. Una volta distesa allargai anche un po’ le gambe per offrirgli degnamente la mia fica e le mie cosce tutte. Chissà quanto le aveva bramate in passato … Prese il secondo piatto e me lo scodellò sulla pancia. Lì venni investita dell’acquetta del sugo tiepido che mi scese come un rivoletto a filino anche nella fica. Mi sentii il clitoride solleticato dal rigagnolo. Sparse i rigatoni un po’ dappertutto e concentrò tonno ed olive sulla fica impregnandone il mio pelo di sugo e tonno. Poi tornò su da me e me lo spalmò meglio sulle tette e sul viso. E mi disse:
“Prima di penetrarti sorellina, te lo lecco via tutto, tutto quanto!”
“Va bene! Dai…”
E lo baciai sul viso teneramente per incoraggiarlo e per farmi perdonare la sgomitata col calcio di qualche minuto prima. Prese a leccarmi dapprima sul viso e sulle labbra ed io stessa lo slinguai un po’ di rimando saggiando e mangiando un po’ del condimento che mi cadeva dalla sua bocca misto alla sua saliva di uomo arrapato. Poi si gettò sul mio collo e glielo favorii io stessa come una condannata che da il suo collo al boia perché vi cali la lama. Solo che la lama era costituita da un’affamatissima lingua di uomo affamatissimo in arretrato di parecchio di donna. Lo sguardo durante i suoi baci e leccate, ora frenetiche, ora calme e taglienti, mi era andato all’orologio a muro. Erano già dieci minuti che gli concedevo me stessa. Il cazzo doveva aver già iniziato il suo tiro. Tuttavia non lo sentivo perché lui era ancora in piedi ed io stesa sul tavolo a fargli da piatto preferito. Si dedicò ai miei seni mordicchiando con la leggerezza delle sue labbra i miei capezzoli già duri. Me li succhiò con tutta la forza che aveva e contemporaneamente mi puliva la tetta con la lingua da quel succoso ed oleoso condimento stuzzicante. Io da parte mia cercavo senza troppo successo il suo cazzo sotto il tavolo evidentemente. Lo cercavo per istinto di femmina ma lui impegnato nell’assaggio del mio corpo non ne dava per inteso. La mia mano aveva una certa insoddisfazione. Cominciò a fare avanti ed indietro con lingua anche sulla pancia. Mi si contraeva ad ogni passaggio per rilassarsi qualche istante e tornare a ricontrarsi. Rantolavo, e mi sorpresi a chiedergli insistentemente il cazzo...
“… voglio stringere il cazzo! Dai … dammelo ! Sali qui sopra dai!”
Finalmente rispose:
“Salgo sopra. Attenta!”
Mi salì accanto e temevo che il tavolo potesse cedere ma non avvenne. Lui mi disse deciso:
“Faremo un 69 e starò di sopra io che devo occuparmi della tua fica.”
“D’accordo ! Dai…!”
Si sistemò su di me e lui mi si piazzò con la bocca sopra la mia fica pronto ad aspirare ed a ripulirla ben bene da olio, sugo e tonno. Mi sentii immediatamente soffocata dall’odore del suo cazzo già grosso e pronto ad intostare. Lo afferrai con la mano sinistra per scappellarlo e lo presi in bocca. Doveva averlo gradito perché aumentò il ritmo della leccata alla mia fica. La sua lingua ad aratro spadroneggiava lungo lo spacco raccogliendo e leccando il condimento della pasta misto ai liquami che la mia fica rosea e da appagare cominciava ad emettere. Il sapore della sua cappella era amaro segno che gliela stavo ancora ripulendo da quelle due sborrate inopportune di stamattina. Cercavo di respirare bene mentre mi godevo quel misto di bidet e scarpetta che la sua lingua inesorabilmente mi praticava. Ormai era gonfia ed aveva voglia di esplodere. Cercavo di resistere perché volevo venirmene del suo cazzone che da qualche minuto mi spadroneggiava in bocca. Respirare stava diventando difficile. Le sue dita dopo la lingua saggiavano la reazione al palpeggiamento delle grandi labbra. La mia lingua faceva quel che poteva per deliziare il suo glande immerso nella mia bocca devota. Stavo per sbrodolare come una cagna per cui tirai fuori il suo cazzo dalla mia bocca e gli dissi:

“Ficcamelo dentro adesso che è il momento!”

Si voltò mi venne davanti ed il suo enorme cazzo si presentò a strusciare la mia fica. Diciotto-venti cm di quel bianco batacchio di carne dura bussarono lievemente alla mia fica in tiro. Allargai un po’ le gambe per invitarlo ad entrare e dopo due tentativi trovando l’angolo giusto penetrò sicuro dentro di me quasi tutto. Io ero tutta una scossa e calore a vampate. Il mio piacere montava in maniera esponenziale. Ogni suo colpo (forse trenta o quaranta) produceva un’ondata di piacere dalla fica al cervello. Volevo venire e volevo che venisse lui, dentro di me, niente altro che sperma caldo. Lo incoraggiai dicendogli:

“Vieni dentro … non lo togliere ! Prendo la pillola ! Dai pompa! … sì … pompa !...sì, sì...scopa !”

“Ahnnnn … ahnnnn … ahnnnn”

“Sei un toro ! Ti sento ! Vieni !...ahnnnn … ahnnnn …”

Mugolavamo entrambi. Io cercavo di portarlo a sborrare. Ormai la fica mi stava godendo. Non la controllavo più. Lo avevo cotto bene il suo cazzone duro dentro di me, sua sorella.

“Aprimi tutta. Affonda lo spadone … ahnnn ! Tutto dentro … fino in fondo … ahnnn … sbrodolo !”

Neanche mi sentiva. Però col cazzone duro e bagnato bene dai miei liquami interni continuava a fare il suo dovere di maschio. Avevo sbrodolato tutta felicissima di quell’assalto preparatorio alla passera con la sua lingua pronta a cogliere il mio ed il suo piacere. Gli carezzai le palle e quando sentii che erano tese allo spasmo gli leccai il viso famelica ! Fu il segnale che fece partire lo schizzo ! Del caldissimo sperma in due secondi di sparo invase la mia vagina che non poté opporsi e dovette riceverlo. Lo abbracciai e baciai. Sentivo il suo cazzo continuare a sputare quel bianco nettare che non potevo vedere ma che sentivo caldo e lo custodivo amorevolmente insieme al suo pisello. Restammo abbracciati e congiunti per mezzora baciandoci. I nostri sessi erano solo tiepidi e appagati. Era ormai l’una del pomeriggio. Gli ho chiesto di uscire dalla mia fica e lui prontamente lo fece. C’era da ripulire un po’ tutto dalla tovaglia ai piatti e lavare anche la padella. Quest’ultima però preso dalla fame continuò a ripulirla mio fratello. Mangiava di gusto. Segno universale che il sesso con me gli era piaciuto. Finito che ebbe di mangiare si piazzò dietro di me che lavavo i piatti e mi prese per i fianchi per strusciare il suo pisello ormai moscio. Lavai i piatti nuda col suo corpo dietro che si strusciava su di me. Mi tenne quasi sempre le mani sul pelo a scaldarmi la fica. Solo per quel giorno sarei stata sua. Andai in bagno per lavarci e lui mi seguiva per stare con me. Io mi sono diretta verso la tazza per pisciare mentre lui mi guardava. Riuscii a pisciare anche così. Poi la fece lui e quando ebbe finito andammo tutti e due sotto la doccia. Ci insaponammo reciprocamente poi lui mentre l’acqua calda scendeva sui nostri corpi si inginocchiò. Credevo che mio fratello volesse leccarmi la fica ma mi sbagliavo. Cercava il mio ano. Era indubbiamente pulito. Mi voltai, mi scostai un po’ le natiche, e lasciai campo libero alla sua lingua. Era dura e mi voleva penetrare proprio lì. Lingua o cazzo ? Al mio ragazzo non lo davo mica sempre anche perché ce l’ha sempre avuto bello grosso. Ma come mi regolavo con mio fratello ? Certo Paolo ce l’ha più piccolo; non erano le dimensioni a preoccuparmi. E se lui scopriva che di culo oltre a non essere vergine me la cavavo bene ? Lui il problema non se lo stava ponendo e a me già formicolavano i capezzoli che si stavano intostando per il solletico. I miei seni se ne stavano su da soli. Tolse la lingua e prese a lubrificarmi col sapone liquido. Era chiaro: mi avrebbe inculata in bagno. Continuò a lubrificarmi con lingua e sapone due minuti poi mi disse:

“Poggiati che ti voglio inculare…”

Mi poggiai al lavabo dopo essere uscita dalla doccia. Il suo cazzo era di nuovo in tiro, ma gli domandai:

“Non vuoi un pompino prima ?”…

“No ! Ce l’ho duro ! Voglio sentire il culo.”

“Non è caldo come la fica! Devi darti da fare per godere …”

“Dai dammelo !”

Allargai le cosce e scostai una natica. Lui poggiò la cappella al mio ano cercando il pertugio, il momento giusto per l’invasione. Provò a spingere ma senza successo. Gli suggerii:

“Prova di sponda…! Hai presente come ?...”

“Sì credo di sì…”

Inclinò un po’ di fianco la cappella premendo di lato. Il mio ano si allargò un pochino, grazie anche al veloce intervento del suo dito e lui ne approfittò per fare entrare almeno il glande. Cinque secondi per venirne assorbito. Il suo cazzo era dentro. Dissi un paio di “ahi” ed ottenni di eccitarlo ancora di più con la mia sofferenza. Si sentiva potente avendocelo duro. Avanzò con padronanza. Io muovevo il culo per aiutarlo avendo esperienza. Mi stava dando sofferenza ma per niente al mondo gliel’avrei fatto togliere dal culo.

“Ti ho fatto troppo male ? A me sta piacendo …”

“Sì porco ! … Muoviti! Non stare sempre fermo. Voglio che godi e me lo fai godere … ahi … ahi … ahnnn … ahi … dai … ahi … fra poco passa …”

Si muoveva avanti ed indietro. Ero la calda vittima del suo possesso. Sembrava un leone che si impegnava a ruggire. Il mio culo l’aveva sparato nella stratosfera ! Mi prese anche in mano i seni e me li strinse senza pietà. Mandai un rantolo di dolore e godimento. Affannavo. Volevo esplodere; ci sarebbe voluta una robusta leccata di fica in quel momento …

“Ahhhhh… stringi dai ! Spremi ! … ahi … ahi … dai … ahi … cazzone muoviti !...ahnn … Veloce !... ahi … sono la tua puttana! … sborra maschio … ahi ! … innaffia il culo dai … ahi … ahi … svuotati dentro di me … tutto qui dietro … dai bel cazzone ! …ahi, …ahi …”

Il suo corpo mi stantuffava velocemente e mentre ormai non sentivo neanche più la sua cappella dentro i miei visceri sentii all’improvviso uno schizzo tiepido. Mio fratello rantolando a sua volta era finalmente venuto. Eravamo sudatissimi. Ci sarebbe voluta un’altra doccia. Lui uscì dal mio ano due minuti dopo il quarto o quinto schizzo. Gli presi in mano il cazzone senza ripulirglielo e lo guidai i nuovo sotto la doccia. Gli chiesi:

“Abbassati e leccami la fica. Voglio venire e godere anch’io adesso... dai, … su …”
Mi si inginocchiò davanti stavolta, prese le mie chiappette e muovendole per stringerle mi diede un dolorino dietro l’ano per l’infiammazione ma non me ne curai troppo; si mese a leccarmela famelico che era già abbondantemente gonfia. Non c’era millimetro che la sua lingua salivosa non toccasse. Le grandi labbra pulsavano di piacere. Non ci volle molto. Gli venni in un minuto con i miei schizzi argentei sulla lingua e sulle labbra. Lui prese a bagnarcisi tutto il viso. Tutto ciò che veniva dal mio sesso era per lui come la vita. Rantolavo lussuriosa. Le mie cosce interne e la sua faccia finirono combacianti in un tutt’uno di liquami tiepidi.
“ahnnn … ahnnnn … ahnnn … ahnnn!”
Avevo avuto un po’ di godimento. Eravamo stanchi. Stavolta ci rilavammo ed entrammo entrambi nello stesso asciugamano dopo.
“Ora ti riposi, mangio anch’io qualcosa ed oggi pomeriggio quando suona la sirena del paese si riprende a scopare ! Devo riposarmi ! Anche tu credo …”
Me ne andai in cucina con l’asciugamano avvolto. Lui andò a dormire nudo sul divano. Dopo mangiato lo coprii col mio corpo e dormimmo esausti. Due ore dopo alle 16 la Sirena lo svegliò. Io dormii profondo solo un’ora poi ebbi un’idea; aspettai che mio fratello si svegliasse per sapere se approvava. Intanto ero andata in bagno per prendere l’occorrente. Si alzò e venne in cucina. Io lo stavo aspettando seduta con l’accappatoio bianco slacciato. Lui era ancora nudo. E si mise a baciarmi il collo felice di avermi trovata.
“Non hai freddo ? Copriti !”
“No, sto bene così … vuoi una coca ?”
Si servì dal frigorifero. Poi mi chiese:
“Che stai scaldando ?”
“L’acqua.”
“…?...”
Mi alzai ed aprii l’accappatoio. Poteva vedere il mio boschetto.
“Vuoi provarla depilata ?”
“… insomma … sbarbina ?”
“Sì … aiutami a raparla … ti va ?”
“Sì.”
“Credo che sia abbastanza calda. Spegni il gas.”
Mio fratello seguiva le mie istruzioni.
“Porta il pentolino qui sul tavolo.”
Mi sedetti sul tavolo dopo averci messo un paio di strappi di scottex davanti alla mia fica; aprii le cosce davanti a lui scostando all’esterno l’accappatoio.
“Bagnami la fica ! Scaldami il pelo.”
Mio fratello Paolo servizievole eseguiva a puntino.
“Prendi la schiuma da barba col tuo pennello e ricopri la fica bene, … qua in alto.”
Mi spennellò bene la passera, poi prese il rasoio bic e me lo diede. I primi colpi li diedi io; poi quando lui vide come e con quanta delicatezza fare proseguì da solo. Un quarto d’ora dopo la mia vulva era glabra, liscia, e rosea come la fica di una ragazzina. Gli feci usare il resto dell’acqua tiepida per sciacquarmela dal sapone. Poi gli dissi:
“Prendi un tovagliolo pulito di cotone.”
Lo prese, me lo diede ed io lo poggiai sulla fica per asciugarmela delicatamente. Dopo un paio di minuti mi tolsi il tovagliolo e mio fratello poté vedere la mia fica asciutta e le sue grandi labbra.
“Vorresti assaggiarla ? Ora ha di sicuro un sapore diverso … è bella fresca …”
Non se lo fece ripetere e cominciò a leccare stavolta scegliendo bene con gli occhi quale parte di passera colpire. Le mie cosce aperte stavano accogliendo la sua testa beata nel mio sesso. Dieci minuti di leccata di fica appassionata. Di nuovo bagnata. Non c’erano i peli ad assorbire. La sua saliva me la guarniva integralmente. Il solletico di quei scatti paradisiaci della sua lingua me la faceva sussultare a tratti. Poté vedere fino a che punto si gonfiava il clitoride, poi tutta la vulva. Era così eccitato che ci strofinò tutto il viso. La mia fica era sensibile alla sua barba già cresciuta di qualche millimetro. Quanto bastava per graffiarmela. Gli dissi di smettere e di approfittarne per farsi la barba con l’acqua avanzata sul pentolino. I rasoi non mancavano. Mentre si faceva la barba presi il suo pisello in mano per spipparlo ben bene. Appena ebbe finito di radersi mi inginocchiai sotto il tavolo e mi diedi da fare per un pompino con la stessa passione che lui mise nella leccata (la terza) della mia fica. Glielo spompinai per dieci minuti poi mi stesi per terra con l’accappatoio sulla schiena e lui entrato ormai sicuro dentro di me mi scopò e mi portò all’orgasmo incrociando per brevi istanti la sua lingua con la mia mentre il suo cazzo era dentro a stantuffare. Venne dentro di me scaricandosi; ma di sperma ormai ne sentivo poco. Restammo abbracciati dopo la sborrata per un’ora poté godersi il calore dei miei seni e del mio corpo in generale. Un’ora dopo, vestitici alla meglio, gli diedi il culo la seconda volta nella nostra fresca terrazza tra le pietre di leccisio ... nessuno poteva vederci protetti dalle pareti, e poi la nostra è una casa isolata … cominciò ben presto a calare la sera col freddo. Decidemmo di guardare uno dei suoi porno nel suo letto nella sua stanza. Me lo abbracciavo sparandogli seghe e pompini mentre lui si godeva le migliori scene. Il film eccitò entrambi, ma lui volle ancora una volta il mio culo per travasarci solo liquido trasparente e sangue. Il mio fratellino era spompato. Quando non riusciva lui a ficcarmelo dentro per dei minuti (poveretto era stanco) mi introducevo davanti a lui un collo di bottiglia di birra nella fica e pescati un po’ di salati umori vaginali glieli facevo leccare via. Stancatosi presi ad appoggiargli la testa sul cuscino del letto poi gli piazzai la fica in faccia a struscìo per un’ennesima leccata che lo avrebbe fatto svenire. Leccava, leccava ed io sbrodolavo sul suo viso. Rieccitatolo mi feci penetrare ancora una volta in cambio di una sborratina di sangue e poco seme dentro il mio utero. Poi verso le nove di sera crollò esausto. Dormii io stessa su di lui, ma alle nove del mattino si risvegliò vestito col pigiama (lo avevo rivestito io mentre dormiva) indosso. Andò in cucina ma non mi poté trovare. Aveva dormito dodici ore di fila. Tanto lo avevo spompato. Non ero in casa. Gli avevo lasciato un sms sul cellulare che diceva di andare a guardare nella sua posta elettronica; questo è ciò che gli avevo scritto come e mail:
“Tutti i sogni finiscono, devono finire ! ... per far posto ad altri sogni magari. Mi dispiace andarmene così, ma te l’avevo detto che saresti dovuto tornare alle seghe. Sono contenta d’averti reso felice con le mie carni almeno per un giorno. Ho lasciato casa nostra. La mia stanza adesso è tua se vuoi. I nostri genitori lo sapevano e non hanno avuto obiezioni. Vado a convivere col mio ragazzo. Lui è stato trasferito a Bari e quando leggerai queste note io sarò già arrivata nella mia nuova città per una nuova vita. Contiamo di sposarci in un anno. Non cercare di ripetere più quest’esperienza perché saremmo nemici. Non prendertela ! Ciao e trovati una compagna che te la cavi bene !
Un Bacio, tua sorella Giovanna.”







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